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      BU21: Sei personaggi in cerca di pace

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      Pubblicato da Guendalina Liberato at 23 Maggio 2018

      Dal 23 maggio al 2 giugno, la Piccola Corte farà da cornice a “BU21″, il dramma tutto contemporaneo di Stuard Slade

      Sei sopravvissuti. Sei storie diverse, sei vite diverse. Sei drammi simili nella loro diversità. Sei vittime mortali — e quasi morte — di una piaga sempre più presente nella nostra quotidianità: il terrorismo. Un dramma come un altro al giorno d’oggi, dove chiunque può trasformarsi da un momento all’altro in vittima inconsapevole — così come, purtroppo, in carnefice sanguinario.

      Il BU21 è un aereo di linea che viaggia da New York a Londra. Proprio mentre si avvicina alla sua destinazione, viene colpito da un missile lanciato da un terrorista e si schianta a terra. Quartieri interi di Londra distrutti, un parco raso al suolo, migliaia di vite spezzate. Ma il peggio lo vive chi rimane: per loro non è pensabile un vero lieto fine.

      Sentite, mi dispiace, ma che cazzo vi aspettavate? Pensavate di sentire un mucchio di lieti fine del cazzo? Che cazzo. Non se ne esce da questa merda. Ok, basta no? È finita? Perché non è ancora finita?

      Un racconto corale, in cui l’interazione col pubblico è fondamentale proprio perché in grado di conferire alla narrazione un pathos decisamente suggestivo. Una storia complessa, inserita entro una sorta di climax ascendentedi dolore, in cui il regista cerca di rappresentare uno dei tanti, terribili attacchi terroristici che hanno sconvolto — e, purtroppo, stanno continuando a sconvolgere — il mondo dopo l’11 settembre.

      Atterriti dal passato, sopraffatti dal presente

      I sei sopravvissuti — vittime fin troppo consapevoli degli orrori di questo mondo per poter ammettere la propria reale fragilità — ricordano, non senza difficoltà, il giorno che ha cambiato le loro vite per sempre.
      Nel corso della narrazione, le voci dei personaggi si alternano continuamente, consentendo alla storia di svilupparsi su più piani spazio-temporali pur rimanendo fisicamente statica. Emblematico il fatto che nessuno dei protagonisti sembri accorgersi degli altri, mentre al contempo tutti tentino una continua interazione con il pubblico in sala.

      Alla fine i sei si incontreranno durante alcune sedute di terapia di gruppo, e le loro vite finiranno temporaneamente per intrecciarsi in un folle tentativo di esorcizzare tutto quel dolore sordo che in pochi istanti li ha investiti, travolti, annientati. Ma nulla è abbastanza di fronte all’assurdità del Caso — o, meglio, di un’umanità che fin troppo spesso gioca a fare Dio.

      Il primo anniversario dell’incidente del BU21 è stato… Non sono andata alla cerimonia commemorativa. Le persone che ricordano l’incidente non sono davvero il problema. Lo sono quelle che cercano di dimenticarlo… Sapete di chi parlo, voi stronzi? L’ho visto in televisione, però. Dovevo, in un certo senso. Solo Dio sa perché.

      Non c’è soluzione se non quella che ogni singolo trova per sé. Non c’è “giusto” o “sbagliato”, “bianco” o “nero”, “buono” o “cattivo” quando vieni investito da esperienze come queste. Non vivi più, semplicemente sopravvivi. E sopravvivi cercando dentro di te la forza per andare avanti, attaccandoti con le unghie e con i denti anche al più piccolo spiraglio di salvezza che riesci a trovare. Se riesci a trovarlo…

      Quest’anno sono stato triste come non mai, e ora sono felice come non mai. E non avrei mai potuto predirlo… E questa è la cosa bella della vita, la cosa più importante e magica della vita, credo: non si può mai prevedere niente. A volte succedono cose brutte e inaspettate che ti rovinano la vita, ma a volte è il contrario, anche se sei molto triste e distrutto oggi, domani potresti sentirti completamente e inaspettatamente felice. Non si può mai sapere. Ed è la cosa più bella del mondo. L’amore. Si tratta sempre dell’amore. È tutto quello di cui avete bisogno.

      “BU21” è in toto il simbolo di una drammaturgia intrinsecamente votata alla rappresentazione di una realtà tanto straniante quanto terribilmente presente. Attraverso la descrizione di concetti ed episodi coerenti con il nostro tempo, Slade ha messo in piedi un dramma umano che fa dell’introspezione dei suoi personaggi la forza motrice di una narrazione coinvolgente e ricca di spunti di riflessione. Degne di nota la produzione del Teatro Stabile di Genova e la regia di Alberto Giusta.

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      Guendalina Liberato
      Guendalina Liberato
      Sanremese nel cuore, ma dal 2013 genovese d’adozione. Laureata in Informazione ed Editoria a marzo 2019, Guenda ama vivere i suoi 25 anni con la frenesia di un uragano. Animo eclettico, non sopporta la monotonia e si riempie la vita di mille impegni: forse per questo sogna giornate di 36 ore. Ama trascorrere il suo (purtroppo scarso) tempo libero barcamenandosi tra teatro, amici, viaggi, cinema, lettura e buon vino, ma quando può non disdegna neppure una bella passeggiata solitaria in riva al mare. Innamorata della vita e incuriosita dal futuro, si riempie le giornate con le sue molteplici passioni, ma alla fine ha da sempre un unico grande sogno: il giornalismo.

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