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      Teatro d’Opera e Commedia dell’Arte, un antichissimo scontro fra titani

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      Pubblicato da Nora Cassini at 9 Dicembre 2020
      teatro d'opera

      teatro d'opera '600-'700

      L’opera seria del tardo Seicento/primo Settecento è un buco nero nella programmazione dei teatri, e dunque anche nell’esperienza estetica vissuta del melomane. Tolto Handel, la drammaturgia operistica del 1700 è una nozione incorporea: sappiamo che c’è, sappiamo anche com’è fatta, ma non la vediamo, non la sentiamo, non la godiamo durante l’atto della rappresentazione teatrale; un po’ come la voce di Farinelli, indimenticabile cantore evirato, che si sa, nonostante la barbara pratica a cui fu sottoposto, fece comunque impazzire tutte le nobildonne che frequentavano i teatri del tempo. Nella maggioranza dei casi, infatti, è proprio la musica di questi spettacoli ad essere perduta; ricostruire lo spettacolo operistico nella sua integrità estetica, anche solo nel teatrino della mente è dunque un’impresa che pone qualche sfida.

      Proviamo a immaginarlo insieme attraverso qualche nozione.

      Innanzitutto il tempo dello spettacolo: nel Settecento è strutturato secondo un sistema semplice, ma complesso negli esiti. Per semplicità, distinguiamo tre livelli temporali, che però interagiscono nel corso della rappresentazione. C’è il tempo del dramma, ovvero, il tempo dell’azione rappresentata nel dialogo; c’è poi il tempo della musica, che scandisce il movimento del personaggio; c’è infine il tempo combinato, risultante dalla somma di queste due diverse strutture temporali: è un tempo discontinuo, tutto stop and go, che caratterizza la trama del dramma per musica nel Settecento. L’apparire a sipario aperto di una nuova e diversissima veduta, che par venire dal nulla mentre nel nulla si dilegua la veduta precedente, ha un che di intrinsecamente magico: ecco perché ancora oggi si parla della poetica barocca del meraviglioso. La scena del melodramma rappresenta solitamente luoghi fascinosi, predisposti a fungere da caleidoscopi del sentimento, man mano che il dramma avanza. Si instaura così una curiosa dialettica tra scena dramma e musica, tra l’immagine statica della veduta e l’immagine dinamica dell’opera stessa.

      Ma il Settecento tuttavia non è stato soltanto “bel canto” e imponenti scenografie: degna di nota è la camaleontica abilità degli attori della commedia dell’arte. 

      La prima compagnia di attori professionisti di cui si ha testimonianza,‘la fraternal compagnia’, nacque a Padova nel 1545 sotto la guida di un certo Ser Maphio Zanini, sottoscrittore, davanti al notaio, di un contratto che precisava gli obblighi della compagnia. Per quanto suoni strano detto da un commediante…la serietà prima di tutto…no?

      Prendiamo in analisi quegli attori professionisti che svolgevano tutte le attività operative della compagnia: organizzazione, allestimento e recita. Sulla scena i comici erano: mimi, cantanti, musicisti, acrobati. I soggetti e i dialoghi utilizzati dai comici provenivano dalla tradizione della commedia classica e rinascimentale, dal folklore e dalla novella, in cui l’effetto comico scaturiva dalla complicazione progressiva delle peripezie dei personaggi, immancabilmente risolta con un lieto fine. Dall’osservazione della realtà e dagli stereotipi generati dalle culture locali, nel Settecento, nascono anche le maschere, che vengono fissate nell’esasperazione dei tratti somatici (di chiaro richiamo animalesco, soprattutto, nelle maschere più antiche di origine contadina: Zanni, Brighella, Pulcinella, Arlecchino), nella ricorrenza del costume e della postura fisica, figure della memoria e della tradizione popolare.

      Per quanto riguarda i testi, gli attori assemblavano materiali verbali e soggetti traendoli dalla tradizione e, imparati a memoria, li utilizzavano a loro discrezione, mutandoli in base alle reazioni del pubblico. L’autonomia del testo scritto non è tuttavia sinonimo di ingenuità popolaresca, ma anzi denuncia l’estrema sofisticazione delle tecniche utilizzate per recitare, adeguando repertori e recitazione di volta in volta, rispetto al contesto della rappresentazione. Dal suo patrimonio tecnico autori letterari come Molière e Goldoni trarranno indicazioni preziose per il loro lavoro.

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      Nora Cassini
      Nora Cassini
      Studentessa in scenografia teatrale all'Accademia Ligustica, si immedesima negli anni del liceo nel personaggio della Nora di Ibsen, da cui, caratterialmente, poco si discosta. Determinata a vivere e far conoscere il teatro a 360°, resta comunque la tipica persona che dopo le domande come ti chiami e che lavoro fai, ti chiede il segno zodiacale.

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