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      The Global City a Sampierdarena: location perfetta

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      The Global Citu alla Sala Mercato di Sampierdarena

      The Global City, della Compagnia Instabili Vaganti, esplora fra gli altri temi anche quello della città globale, nell’ottica della contrapposizione fra identità culturale e standardizzazione. Sampierdarena, il quartiere genovese multietnico per eccellenza, è il luogo perfetto per ospitare questa rappresentazione, presso la Sala Mercato del Teatro Nazionale.

      Una chiacchierata con gli artisti

      È un’esperienza molto interessante, per la quale mi sento davvero fortunata, l’opportunità di intervistare Anna Dora Dorno (regista e performer visiva) e Nicola Pianzola (performer e drammaturgo), il duo che ha fondato e che costituisce la Compagnia.
      Prima di porre loro alcune domande, non so quasi nulla dello spettacolo: ho solo visto il video teaser e letto qualche riga di presentazione. Ma una riflessione mi viene spontanea, e riguarda proprio la fortuita coincidenza per cui lo spettacolo sarà alla Sala Mercato, nel quartiere di Sampierdarena.

      Anna Dora Dorno e Nicola Pianzola, creatori di The Global City, in uno dei loro spettacoli

      Globale vs particolare: l’interpretazione perfetta di “Sampi”

      La prima domanda che pongo ai due artisti riguarda proprio il tema delle città globali e della standardizzazione culturale, dalla quale consegue la perdita dell’identità particolare, anche delle città.
      “La contrapposizione fra identità culturale e “standardizzazione”, fra presenza e alienazione, fra individuo e massa, è stata da sempre la linea guida del progetto Megalopolis, ideato dalla nostra compagnia nel 2012 e sviluppatosi fino ad oggi nelle maggiori metropoli del pianeta”, spiegano gli artisti.
      La Sala Mercato si trova nel quartiere di Sampierdarena. Si tratta di una zona popolare e ricca di storia, allo stesso tempo multietnica e inequivocabilmente genovese. I due artisti non potevano non accorgersene, e infatti confermano la mia idea.
      “La nostra Genova è Sampierdarena“, affermano. ” È stato il caso, il fatto di ritrovarsi per la seconda volta alla Sala Mercato, dove nel 2017 abbiamo portato il nostro Made in Ilva, lo stesso caso che se vogliamo ci ha portato a ritornare in alcune megalopoli, in particolare in alcuni aree di questi giganti urbani, al punto che l’unico modo per avere un immagine mentale di queste città attraversate è di identificarle con quelle particolari zone”.

      Sampierdarena: genovese e multietnica

      In particolare una frase, usata nella decrizione dello spettacolo, si adatta a mio parere molto bene non solo a Genova in generale, ma in particolare a questo quartiere: “Rimangono impresse nella memoria scene semplici, immagini emblematiche che si riferiscono ai contrasti delle megalopoli”. “Sampi” è genovese nei suoi negozi, nella sua architettura e in numerosi particolari che esprimono perfettamente la sua essenza locale. Ma è anche una delle zone di genova in cui vive il numero più alto di immigrati, di prima, seconda o terza generazione, ma che non hanno dimenticato le loro abitudini. Le diverse culture dei loro Paesi di origine popolano il quartiere, e lo colorano di “multiculturalità”. Anche Anna e Nicola se ne sono accorti.

      Piazza Montano, nel quartiere di Sampierdarena, perfetto per ospitare òlo spettacolo The Global City

      A spasso per Sampierdarena

      “A volte quando attraverso Sampierdarena, specialmente alla mattina, alcune scene e personaggi che incrocio sul mio cammino mi catapultano in una sorta di quartieri paralleli e mi ritrovo di colpo al Tlatelolco a Città del Messico, dove i “fortacciones” si allenano a petto nudo e tatuato su strutture metalliche negli sprazzi di verde tra i palazzoni, o mi sembra di camminare sulle mattonelle che lastricano le vie di Montevideo (sarà l’odore del mare che divide e unisce città lontane)” , racconta Anna.
      “E poi la magia dei vicoli, una ragazzina che da sola gioca a palla, facendola rimbalzare su un muro, anziché incollare lo sguardo allo schermo di uno smartphone. La multietnicità di un quartiere come Sampierdarena ci ricorda la nostra città globale, dove puoi parlare più lingue e di immergerti in diverse culture“, conclude Nicola.

      Globale vs particolare: un dualismo espresso anche con il corpo

      Lo spettacolo The Global City non gioca solo sull’opposizione fra villaggio globale vs. città particolare. Ci sono altri estremi che vengono indagati: organicità del corpo vs. scenografie multimediali, memorialismo vs. realtà virtuale. Quello che noto già dal video teaser è che queste dualità vengono espresse in maniera molto evidente anche attraverso il modo in cui il corpo viene usato nelle coreografie dello spettacolo. Talvolta l’attore/ballerino è da solo in scena, a questi  momenti si contrappongono quelli corali. Questa opposizione rappresenta in scena quello che gli Instabili Vaganti hanno cercato di esprimere, rispetto all’opposizione fra personalità della singola città e villaggio globale, attraverso la trama dello spettacolo.

      Una scena corale dello spettacolo The Global City

      Da soli nella folla: la crisi dell’uomo nella società globale

      Gli Instabili Vaganti hanno usato l’opposizione fra la presenza di un solo attore sul palco e le scene corali per esprimere come ci si può sentire, nel villaggio globale:
      “Essere soli nella moltitudine amplifica un senso di solitudine di crisi dell’uomo nella società globale che viviamo. Non abbiamo indagato solo l’aspetto negativo di questo dualismo, ma ci siamo concentrati anche su quel sentimento di appartenenza alla folla, quel desiderio di fondersi e confondersi con una massa di corpi che ci attrae, come a seguire dinamiche più forti di noi, quasi cosmiche.
      A volte il coro attenua questo sentimento di spaesamento, solitudine, a volte lo amplifica
      “, spiegano.

      “I corpi si fondono e le città di confondono”

      Il coro di The Global City è “un coro tragico contemporaneo, in cui i corpi diventano ombre, presenze virtuali che fuoriescono dai ricordi, dalle immagini che abbiamo collezionato nella nostra memoria, e che reclamano la loro sostanza fatta di carne, di occhi grandi che ti guardano come un estraneo al di là dei confini che ancora segnano il nostro globo“, mi raccontano. “Schermi di smart phone diventano la lente attraverso la quale vediamo il mondo che ci scorre davanti, o specchi dietro i quali ci nascondiamo, mentre ci rende liberi saltare sulle ali di un aereo che non può più volare o dare voce a ciò che fuoriesce dalla viscere della megalopoli, dove a volte ci sentiamo come angeli caduti, soli, senza identità, in mezzo a milioni di persone.

      Una scena di The Global City, che esemplifica perfettamente la frase di Anna e Nicola

      E mentre i corpi si fondono, le città si confondono nella nostra memoria.”, concludono.

      Insomma, Sampieradarene è il luogo perfetto per The Global City… e dopo questa bella chiaccherata, sono pronta a guardare lo spettacolo. Anche attraverso agli occhi di chi lo ha ideato.


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      redazione
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