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      Vader: due padri, tre figli… nessun papà

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      • Vader: due padri, tre figli… nessun papà
      Vader | un flusso di incubi, ricordi e desideri
      20 Ottobre 2019
      Testa…..o testa?
      5 Novembre 2019
      Pubblicato da redazione at 21 Ottobre 2019

      La figlia di Simon in Vader, della compagnia Peeping Tom

      Vader, della Compagnia Peeping Tom, è la prima opera di una trilogia dedicata alla famiglia. Uno spettacolo che attraverso coreografie e scene d’impatto trasmette agli spettatori emozioni forti, ma non solo. Offre anche spunti di riflessione interessanti.

      Due temi importanti

      Da un lato troviamo il tema dell’invecchiamento, che in questo contesto è legato al cambiamento della figura del padre agli occhi dei figli. Da adulto, autoritario, il genitore diventa un disabile di cui è necessario prendersi cura. Ma non per questo si redime. Anzi, gli errori che ha commesso, non solo nella sua vita, ma soprattutto con i propri figli, continuano a esistere.
      E infatti, in secondo luogo, lo spettacolo riflette sul modo in cui le colpe e i rancori passati, lontani dall’essere dimenticati, incidono sugli accadimenti presenti e generano a loro volta nuovi rancori.

      Leo: il vecchio padre abbandonato nella casa di riposo

      Leo, in una scena di Vader, sulla sedia a rotelle nel salone dell'ospizio

      Ci sono due padri, in Vader. Uno è Leo, il vecchio capofamiglia, un uomo che in passato era potente, ricco, donnaiolo, come il figlio stesso sottolinea. L’altro è Simon, ormai adulto e padre a sua volta. È un omone in giacca e cravatta. Con accondiscendente fretta e malcelata noncuranza deposita l’anziano padre Leo in uno squallido e tetro ospizio. Lo abbandona con la promessa di andarlo a trovare “Next Monday…” Che crudeltà deve aver commesso, il vecchio Leo, per meritarsi di essere lasciato lì? Di essere abbandonato in balia di questi infermieri, che sembrano quantomeno poco attenti? L’elenco delle sue colpe non viene sciorinato nel dettaglio. Di sicuro, però, sul palco se ne vedono bene le conseguenze.

      Una triste casa di riposo

      Lo spettacolo è ambientato nel salone della casa di riposo. Gli inservienti non fanno altro che pulire, con lunghi spazzoloni, la stanza. Per questo motivo, nell’immaginazione, essa appare sempre più polverosa e grigia. Un palco, un pianoforte e un tavolo riempiono la scena. Il pianoforte, Leo lo sa suonare e, da quel vecchio donnaiolo che è, non può resistere a esibirsi per le anziane ospiti nell’esecuzione civettuola di qualche bel brano classico. Nonostante i capelli grigi, la pelle raggrinzita e la demenza senile, Leo non ha dimenticato i suoi artifici da rubacuori. Simon lo sa bene… tanto che, per convincerlo a camminare diritto, gli dice che senza una postura ben eretta non potrà sedurre nessuna.

      Una cocente umiliazione per Leo

      Simon infligge al padre una cocente umiliazione, quando lo spoglia del suo camice e lo riveste in fretta e furia (infilandogli entrambe le gambe in una sola del vestito), per portarlo a fare un giro in giardino. Il padre è in ritardo, sarebbe già dovuto essere pronto al suo arrivo. Simon non ha tempo: dieci minuti di passeggiata e via, deve tornare in città, alla sua vita. Questo ritardo lo infastidisce e tale irritazione è una ragione sufficiente per umiliare suo padre. Davanti a tutti, seduto sulla sedie a rotelle, il vecchio con i capelli canuti piange e si lamenta, mentre paga con l’orgoglio l’aver ignorato la volontà del figlio.
      Dopo, Simon fugge via da questo luogo triste, dove non si fa crucci ad abbandonare il padre. Via, scappando dalle porte basculanti che segnano il confine fra questo mondo, onirico, angosciante, abitato da quasi morti, e quello normale.

      La vendetta di Simon

      Insomma, Simon si vendica. Lo fa con rabbia, senza alcun pudore nel mostrare agli infermieri i suoi modi bruschi, la mancanza di rispetto e di cautele e il rancore nei confronti del suo vecchio. E poi scappa, perché ha le gambe buone, e un lavoro, una famiglia, insomma una vita intera, lui, ancora, fuori.
      Invece il vecchio Leo rimane lì, in questo mondo onirico, dove tutte le sere degli orientali vestiti in modo strano cantano strane canzoni sul palco. Dove la senilità svuota il senso di ogni discorso, e priva di ragionevolezza ogni azione. Come automi, gli inservienti puliscono, e puliscono, e puliscono una stanza che appare sempre più polverosa. Tutto è avvolto nella nebbia della demenza che arriva insieme alla vecchiaia.

      Leo, da padre padrone a pagliaccio

      Il vecchio padre una volta era un Dio: ora è un triste pagliaccio, più ridicolo che divertente. Una comica divinità, senza senso, senza poteri, sconnessa dal mondo reale e anche da ogni logica. Il tempo, le relazioni, le azioni: tutto assume un significato diverso, in questa casa per vecchie bambole. Ciò che per il vecchio è un feroce abbandono, per il figlio è una separazione momentanea (solo fino al prossimo lunedì). Quello che per Simon è un gesto senza importanza (svestire l’anziano davanti a delle donne vecchie, come se la senilità soffocasse la sessualità), per il padre è uno schiaffo in pieno viso, dato da una mano che credeva amica (e forse, un tempo, sottomessa).

      Simon, figlio ma padre a sua volta

      Leo e Simon, entrambi sulla sedia a rotelle, in una scena di Vader.

      Fino a questo momento è già stata tracciata la descrizione di una famiglia piuttosto complicata: un padre ormai demente che in gioventù ne ha combinate, anche nei confronti della famiglia, di cotte e di crude, e un figlio, ormai adulto, e decisamente arrabbiato. Ma non è finita qui: perché tutta questa rabbia non può dissolversi così, da qualche parte il rancore generato da Leo e trasmesso a Simon deve andare. Ed ecco che in scena entrano altri due personaggi, giovani: il figlio e la figlia di Simon. Lei è una ragazza piccolina, amorevole (come ogni figlia, probabilmente, innamorata del padre – anche se lui non è niente di che…), che parlando al genitore si informa con affetto della sua salute. E a un certo punto, viene spazzata via. Il suo corpo si spezza, si disarticola (grazie alle strabilianti mosse dell’attrice-ballerina), rimane inanimato e viene nascosto sotto a un tavolo. L’amore filiale non è un privilegio del povero Simon…

      La triste fine di Simon

      Chissà se tutto questo se lo immaginava o se è previdente di natura… comunque Simon nel dubbio ha fatto due figli: oltre alla femmina, un maschio. E il figlio di Simon non ha nessuna intenzione di essere gentile come le sorella. Testimone delle colpe del padre, desideroso di vendetta, incupito, incattivito… Il figlio di Simon è protagonista insieme al padre di una scena piuttosto scioccante.
      La figlia è appena stata spazzata via, letteralmente. Simon, che lamenta un grande male alle ginocchia, è seduto su una sedia. Le luci si abbassano: preso da una smania improvvisa, Simon cerca di fuggire dal salone. Ma le porte sono bloccate. Come lo erano per Leo, quando, abbandonato lì dentro per la prima volta dal figlio, ha cercato di seguirlo. Gli infermieri, gli inservienti, i visitatori hanno la possibilità di entrare, e poi di uscire, da questa anticamera dell’Inferno. I vecchi, i degenti, i pazienti no: sono rinchiusi. Leo suona il pianoforte, Simon si dispera, battendo i pugni sulle porte. Ed ecco che entra inscena il figlio, dai rimproveri del quale Simon, in una delle scene precedenti, era scappato. Non può più andarsene, l’ormai anche lui vecchio Simon. Anzi, è costretto su un tavolo, nudo, spogliato davanti a tutti e il figlio, dopo avergli urlato in faccia tutta la sua rabbia, come gesto estremo di sfregio, gli fa un clistere.

      Una brutta fine per un nonno crudele

      Solo e abbandonato, il vecchio Leo, il padre in Vader, piange se stesso.

      Lo spettacolo finisce così: senza una spiegazione, né una catarsi, né un lieto fine. E’ semplicemente la vita che dipana la sua trama, in tutta la sua durezza. L’inizio racchiude in sé l’epilogo: una fine cruda, quella di un nonno cattivo che soccombe in balia dei mostri che egli stesso ha generato.

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      redazione
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